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Studiare è un diritto…sempre: la storia di Mahmud

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Studiare è un diritto…sempre: la storia di Mahmud

Abbiamo lavorato intensamente alla riapertura delle scuole: quest’anno avverrà in un contesto nuovo e non facile che sfiderà tutto il sistema Italia. Ma grazie al nostro lavoro l’anno scolastico comincerà regorlamente“. Queste le parole del premier Giuseppe Conte in una delle tante conferenze stampa: “La scuola riapre regolarmente il 14 settembre, le famiglie italiane non devono dubitare: abbiamo fatto il massimo per dare ai ragazzi il meglio e per regalare alla scuola un nuovo inizio“.

Il 14 settembre è arrivato e, anche se con mille difficoltà e mille polemiche, la scuola sta provando a ripartire, cercando di garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti.

Purtroppo però, in una moltitudine di misure di sicurezza, protocolli, Decreti Ministeriali, può capitare che non ci si accorga che tale diritto non venga garantito a tutti. Qui al Consultorio MIF ci siamo imbattuti in una di queste storie, il protagonista si chiama Mahmud!

Mahmud vive a Palermo da ben 10 anni, dove frequenta l’Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione “Pietro Piazza”, al quale è regolarmente iscritto.

Mahmud è in possesso dei documenti per la permanenza regolare sul territorio italiano, e, nel, 2019 gli è stato rilasciato il permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.

Nel mese di Dicembre Mahmud si è recato in Bangladesh con la propria madre per le ferie natalizie ed entrambi avrebbero dovuto fare rientro in Sicilia nel mese di marzo ma, a causa dell’emergenza epidemiologica, venutasi a creare e dei blocchi relativi agli spostamenti territoriali imposti dai vari DPCM ed altre normative emanate dalle autorità competenti in altri paesi, entrambi sono rimasti bloccati in Bangladesh.

L’appello di Mahmud e sua mamma dal Bangladesh

Ad oggi le disposizioni nazionali e internazionali non consentono a Mahmud di rientrare in Sicilia, per potersi ricongiungere col padre, ma soprattutto per riprendere gli studi.

Noi non pensiamo che il caso di Mahmud sia isolato, la diffusione della Pandemia a livello mondiale ha reso complicati gli spostamenti e, la garanzia della sicurezza è stata messa davanti a tutto, un atteggiamento troppo rigido però mette a serio repentaglio il rispetto e la pratica di norme internazionali e nazionali poste a tutela dei diritti fondamentali ed inviolabili dell’uomo, perpetrando una serie di discriminazioni razziali nei confronti di Mahmud, ma in generale nei confronti di tutti coloro che si trovino nelle medesime condizioni.

Nel caso di Mahmud, da un punto di vista internazionale, si ha la violazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, un testo giuridico di eccezionale importanza poiché riconosce, in forma coerente, tutti i bambini e tutte le bambine del mondo come titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

In particolare, l’art. 2 sancisce il divieto di discriminazione, garantendo il riconoscimento dei diritti sanciti dalla stessa Convenzione a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori. L’art. 3 che stabilisce che “in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”. Infine, l’art. 6 stabilisce che gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra Stati.

Sempre a livello internazionale, nel caso di Mahmud c’è una violazione della Dichiarazione universale dei Diritti umani, documento sui diritti della persona adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Nello specifico l’art. 26 sancisce il principio secondo cui “Ognuno ha diritto ad un’istruzione. L’istruzione dovrebbe essere gratuita, almeno a livelli elementari e fondamentali. L’istruzione elementare dovrebbe essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale, dovrebbero essere generalmente fruibili, così come pure un’istruzione superiore dovrebbe essere accessibile sulle basi del merito”.

Da un punto di vista interno, abbiamo la violazione dei diritti fondamentali stabiliti nella Costituzione italiana. Nel dettaglio art. 3 (principio di uguaglianza), art. 33 e 34 che sanciscono l’importanza del diritto all’istruzione. Si tratta di un diritto intangibile ed irrinunciabile, e le istituzioni hanno il dovere di garantirlo. Inoltre, il diritto all’istruzione è sancito, a livello europeo, anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, il cui art. 14 recita: “Ogni persona ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua”.

E’ evidente che una situazione come quella di Mahmud andrebbe affrontata prendendo in considerazione tanti aspetti, non soltanto il rigido rispetto delle misure di sicurezza e dei protocolli internazionali: il Consultorio dei diritti MIF, che ha raccolto la richiesta di aiuto di Mahmud, è già al lavoro per far si che Mahmud rientri subito in Sicilia per riabbracciare i suoi cari e per ricominciare a studiare.

 

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