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Parliamo di vaccini: il punto di vista scientifico

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Parliamo di vaccini: il punto di vista scientifico

Vaccino sì o vaccino no? Proviamo ad affrontare un argomento tormentone destinato ad infiammare l’estate.

Già, perché le polemiche sulla vaccinazione e l’ antivaccinismo nascono con i vaccini stessi.

Fin dall’epoca di E. Jenner, geniale medico inglese che scoprì il primo vaccino della storia (1796) mettendo fine all’epidemia di vaiolo, la vaccinazione è sempre stata oggetto di discussione tra sostenitori ed oppositori. Le motivazioni ad opporsi erano spesso di carattere ideologico e religioso. Secondo gli antivaccinisti, la vaccinazione, oltre ad essere inutile e dannosa, era una violazione della libertà personale che lo Stato non aveva il diritto di imporre e pertanto paragonabile ad un crimine intollerabile.

Sono trascorsi più di 200 anni ma lo scetticismo è tutt’ altro che affievolito anzi ai nostri giorni è certamente sostenuto e amplificato dalla facilità con cui chiunque può reperire informazioni contrastanti su internet, e anche da molte altre motivazioni che spesso non hanno niente a che fare con i vaccini.

Il fenomeno come “esitazione vaccinale” (termine che comprende i concetti di indecisione, incertezza, ritardo, riluttanza) è complesso e strettamente legato ai differenti contesti, con diversi determinanti: periodo storico, aree geografiche, situazione politica.

Ma cosa sono questi vaccini? Come funzionano? Perché è importante vaccinarsi e perché in Italia è obbligatorio?

Il vaccino è un modo per insegnare al nostro corpo a “creare una difesa immunitaria” verso una specifica malattia. Attraverso il vaccino il nostro corpo è stimolato a proteggerci dall’attacco di uno specifico virus, batterio o tossina, eliminandolo prima che possa creare danni.

Il vaccino contiene una piccola quantità uccisa o inattivata del patogeno (virus, batterio, tossina) della malattia. Quando questo viene introdotto nel corpo attiva gli anticorpi che, combattendo l’agente, “impareranno” a sconfiggerlo. Quando lo stesso microrganismo si ripresenterà, i nostri anticorpi lo “riconosceranno” e “ricorderanno” come innescare i meccanismi di difesa.

Vaccinarsi è importante perché si tratta di una scelta che riguarda il singolo bambino ma produce effetti su tutta la popolazione. Non vaccinare un bambino non significa danneggiare soltanto lui ma anche tutti gli altri bambini che, se vaccinati, si proteggono l’uno con l’altro. Il rifiuto della vaccinazione assume quindi carattere di violazione di questa sorta di “contratto sociale”.

In Italia l’8 Giugno scorso è entrato in vigore il decreto legge n. 73/2017 che sancisce l’obbligatorietà e la gratuità di dieci vaccini (anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus influenzae tipo b; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella)per i bambini della fascia di età 0-16. Per i nati dal 2001 al 2016, invece, sono previsti i vaccini contenuti nel “calendario vaccinale nazionale”.

L’obbligo è escluso in caso di immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dal medico curante o dall’analisi sierologica ed è, inoltre, possibile omettere o differire le vaccinazioni “in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta”.

Sui social ancora in molti disapprovano la decisione presa che, certamente, lascia non poche perplessità ma che non risulta unica al mondo. In Australia, la legge sui vaccini presenta un titolo emblematico: “Niente puntura, niente soldi”. Questo perché chi non vaccina i propri figli non può utilizzare alcuni servizi statali e non può usufruire di alcuni tipi di agevolazione fiscale. Dunque una politica ancora più punitiva rispetto all’Italia.

Ci si lamenta di una disparità di trattamento dei bambini italiani in confronto a quelli europei. Effettivamente, 14 di 29 paesi europei hanno una sola vaccinazione obbligatoria in programma, mentre negli altri 15 non ci sono vaccini obbligatori ma soltanto raccomandati. Nonostante questo, però, non ci sono neanche rischi di epidemie (come invece sta succedendo nel nostro paese) perché il livello di responsabilità della popolazione è molto elevato. In Italia, invece, la copertura vaccinale ha mostrato un trend stagnante e in alcune zone del paese addirittura talmente in diminuzione da non raggiungere la soglia di sicurezza del 95%. Al di sotto di questo limite gli agenti patogeni continuano a circolare, mettendo a repentaglio la salute di tutti.

Sebbene i vaccini attualmente utilizzati abbiano standard di sicurezza molto elevati e siano efficaci, essi, come tutti i farmaci, non sono esenti da rischi potenziali ed eventi avversi possono seppur raramente, verificarsi a seguito della vaccinazione.

Il grande impegno della ricerca scientifica consiste nel cercare di distinguere gli effetti indesiderati reali (coinvolge pochissimi soggetti rispetto la maggioranza dei soggetti che ne trae vantaggi) dagli eventi casuali che incidentalmente vengono evidenziati con la concomitanza temporale.

Mentre un farmaco viene impiegato per migliorare lo stato di salute e per questo scopo il paziente è disposto a correre qualche rischio, il vaccino viene somministrato ad una persona sana per mantenerla in buona salute: l’assenza di malattia rende molto meno disponibili ad accettare il rischio.

Informare correttamente senza allarmare è la parte più difficile della comunicazione del rischio. Quest’ultimo è parte integrante di ogni atto medico ed è giusto che il paziente ne venga messo al corrente.

Il Ministero della Salute sottolinea che ci sono “controindicazioni definitive” dei vaccini per bambini e pertanto non va somministrato quando il bambino:

  • ha manifestato delle gravi reazioni ai precedenti vaccini;
  • è affetto da malattie neurologiche in evoluzione;
  • è allergico ad alcuni antibiotici come neomicina e streptomicina.

Nel caso di bambini con leucemia, tumori e Aids la situazione va attentamente valutata con medici specialisti caso per caso per ponderare vantaggi e rischi legati alla vaccinazione.

I bambini più a rischio per il vaccino sono quelli:

  • predisposti geneticamente ad avere difese immunitarie immature;
  • ai quali fin dalla nascita sono state diagnosticate malattie neurologiche;
  • nati sottopeso, con una nascita o con una storia gestazionale con problemi gravi;
  • che hanno familiari con dislessie, autismo, disprassie.

Le famiglie con bambini “lesionati” da vaccino hanno dato vita ad associazioni in cui in genitori spesso sostengono il diritto di essere informati anche su quelli che sono i rischi connessi alla vaccinazione. http://www.condav.it/

Essere informati sui vaccini per bambini è il primo passo per poter anche cercare di ridurre quelli che sono i rischi correlati alla vaccinazione. Sarebbe auspicabile che i genitori con il loro sguardo vigile collaborassero con i pediatri al fine di attuare una sorta di “vaccinazione personalizzata” e per individuare effetti collaterali comuni (febbre, gonfiore e dolore in loco) ed eventuali effetti collaterali gravi (epilessia, disturbi neurologici permanenti, autismo) nonché evitare controindicazioni.

Fidiamoci dei professionisti della salute e non rischiamo di tornare indietro nel tempo, quando malattie come poliomielite, difterite, morbillo mietevano centinaia di migliaia di vittime.

I genitori che devono vaccinare i propri figli possono rivolgersi al proprio pediatra, alle unità territoriali di prevenzione e ai centri di vaccinazione www.asppalermo.org


Nel polverone mediatico di questi ultimi mesi, dove non si comprende bene dove finisce l’informazione e comincia la disinformazione distribuita con polemiche e terrorismo psicologico, il Consultorio dei diritti MIF vuole affrontare l’argomento VACCINI da tre punti di vista:
  • quello normativo curato dall’avvvocato FRANCESCO MURANA (clicca qui)
  • l’aspetto scientifico, curato dalla farmacista VALENTINA PROVENZANO (clicca qui)
  • il punto di vista di una mamma, la couselor VALENTINA PASSARIELLO (clicca qui)

 

VALENTINA PROVENZANO – E’ una farmacista iscritta all’ordine di Palermo. Laureata nel 2012 presso l’ Università degli studi di Palermo presentando una tesi
sperimentale su nuovi derivati antitumorali.
Attualmente collabora con un team di oncologi in clinica privata.

Ha lavorato in farmacia e parafarmacia distinguendosi per professionalità, competenza, gentilezza e disponibilità, riuscendo a creare un ottimo rapporto di fiducia, rispetto e fidelizzazione con i pazienti. Amante della natura e degli animali, predilige lo sport all’aria aperta. E’ affascinata dalla luna e s’incanta davanti un tramonto che non riesce a non fotografare. Sensibile, razionale, meticolosa, con buona capacità di ascolto e con uno spiccato senso di giustizia e del dovere , ha iniziato la sua avventura con il MIF di recente, attratta dalle iniziative e dallo scopo del consultorio, pronta a schierarsi con i più deboli in nome dell’informazione semplice e accessibile a tutti.

 

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