Adozione e affidamento: nuovi equilibri di coppia fra paure e aspettative
In questo articolo cercherò di spiegare le possibili dinamiche psicologiche della coppia presenti durante il processo di adozione e le differenze tra quest’ultimo e l’affido temporaneo.
All’inizio di ogni relazione i due partner stabiliscono implicitamente il cosiddetto “patto di coppia”, all’interno del quale vengono concordati soprattutto bisogni ed aspettative. Tra questi spesso emerge il tema della genitorialità, processo che presuppone una serie di tappe psicologiche ed emotive che la coppia dovrebbe percorrere.
Diventare genitori significa trasformare la relazione diadica in triadica, cambiare le abitudini, ridefinire il proprio stile di vita e i ruoli all’interno del nucleo familiare.
Tali cambiamenti avvengono in ogni famiglia che attende un figlio biologico e/o adottivo; infatti, l’adozione può essere una decisione spontanea della coppia oppure una scelta conseguente alla scoperta della sterilità o all’intenzione di aumentare il numero dei membri della famiglia.
La scoperta dell’infertilità di uno dei due partners, o di entrambi, comporta una situazione di forte turbamento emotivo, caratterizzata da sentimenti di frustrazione ed angoscia, che influiscono sulla vita di coppia; spesso l’emozione prevalente diventa la rabbia, che non riesce ad essere nominata ed elaborata. A volte occorre un po’ di tempo affinché i membri della coppia affrontino e “sedimentino” l’impossibilità di poter avere un figlio biologico.
Un passaggio successivo potrebbe essere quello di pensare tale condizione non come problema, ma come alternativa, considerando l’adozione come una possibile altra strada da percorrere per diventare genitori.
È opportuno che l’adozione non rappresenti una risoluzione di problematiche della coppia (per es. un conflitto determinato da aspettative deluse), ma una scelta incondizionata che permetta di accogliere un figlio serenamente, evitando di “trasferire” frustrazioni e aspettative che riguardano precedenti questioni irrisolte.
Nel passaggio dalla coppia alla triade bisogna comprendere che non esiste differenza tra un figlio biologico o adottivo, in quanto la genitorialità diventa una predisposizione mentale.
Nel momento in cui si è consolidata la scelta dell’adozione o dell’affido (ma anche nei casi di genitorialità biologica) i genitori iniziano a “costruire” nella propria mente un’immagine di un ipotetico figlio. Le aspettative e i dubbi hanno un ruolo fondamentale nella formazione del nuovo nucleo, ed è quindi fondamentale che la coppia espliciti le proprie preoccupazioni relative alla scelta.
“Le dinamiche psicologiche e relazionali che si formano all’inizio dell’esperienza adottiva assumono un ruolo fondamentale per far sì che la nuova famiglia arrivi a stabilire un proprio nucleo sano ed equilibrato”.
Il primo contatto tra il bambino e l’ipotetica nuova famiglia potrebbe essere caratterizzato da ansia, paura, curiosità e gioia, aldilà dell’estraneità reciproca iniziale che necessita di comprensione ed accettazione. Anche il bambino giunge con un bagaglio di esperienza e con aspettative proprie.
Le dinamiche emotive che si sviluppano durante tale incontro fungono da base per quelli successivi: a volte può capitare che i genitori si considerino “inferiori” rispetto alla famiglia biologica e ciò determina la paura di non essere amati. Tale idea può essere modificata attraverso la presa di coscienza dell’esistenza di due famiglie non competitive.
Per chiarire le motivazioni che sottendono la scelta dell’adozione e per affrontare consapevolmente il percorso conseguente a tale decisione, la coppia potrebbe richiedere un supporto da parte di un esperto al fine di essere “accompagnata” durante l’iter adottivo; è auspicabile che la scelta sia ponderata in modo tale da escludere eventuali motivazioni egoistiche relative ad un’inferiorità collegata alla sterilità.
Le dinamiche psicologiche implicate nell’affido familiare, invece, risultano differenti poiché è presente già dall’inizio una complementarietà tra la famiglia biologica e la famiglia affidataria.
Il Presidente di AFAP (Associazione Famiglie Affidatarie Palermo) interviene al Seminario “Dalla famiglia alle famiglie: una molteplicità di modelli familiari visti attraverso gli occhi del bambino” organizzato lo scorso 23 novembre 2019 dal Consultorio MIF
Il legame che si sviluppa è temporaneo e la famiglia affidataria “supporta” quella biologica nella gestione dei figli.
“A differenza dell’adozione, il cosiddetto affido familiare è una misura a carattere temporaneo. Il cosiddetto affido familiare è un istituto che permette a una famiglia, a una coppia o a un singolo di accogliere, per un periodo di tempo limitato, un minore italiano o straniero la cui famiglia stia attraversando un periodo di difficoltà o di crisi, tale da impedire l’accudimento del bambino o del ragazzo stesso”.
Ogni coppia, come ogni individuo, attraversa varie fasi caratterizzate da eventi che richiedono una riorganizzazione, intesa come integrazione tra vecchi e nuovi stili relazionali; in particolare, quando si “sceglie” di diventare genitori, biologici e/o adottivi, è opportuno essere consapevoli della grande responsabilità che comporta l’arrivo di un figlio.
Si precisa che questo è solo un aspetto di un problema più ampio, che tratteremo nella sua interezza negli approfondimenti successivi. Prosegui la lettura con il prossimo articolo cliccando qui
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Commenti: 1
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