Parliamo di vaccini: il punto di vista di una mamma
Eccomi qui, una discreta quantità di libri che non avrei mai sospettato di voler leggere, il PC con quindici schermate aperte tra PDF di pubblicazioni scientifiche e articoli di stampa “indipendente”, il telefono col traduttore sempre a portata di mano, per arrivare con la tecnologia dove il mio seppur buon inglese non arriva… anche stasera.
Mi sta uscendo il fumo dalle orecchie. Forse tu lo vedi davvero questo fumo, tesorino, visto che per un attimo interrompi quello che stai facendo, mi guardi, e ridi.
La tv è spenta, perché se anche faccio zapping tra i canali per distrarmi un po’, lo sguardo mi cade sui titoli dei tg che passano sotto lo schermo, o intercetto il tam tam di questo o quel politico, questo o quell’ “esperto”, questo o quel luminare. Ripetono tutti la stessa cosa, alla nausea. Il tono è perentorio, le frasi lapidarie. Sai cosa mi ricordano tesorino? Slogan pubblicitari.
Svuotati dal contenuto, concetti ampissimi che necessiterebbero di spiegazioni, e contraddittorio, e dimostrazioni dettagliate, riassunte in tre parole, ad effetto, ma povere di significato. Ma al contrario dell’accattivante messaggio veicolato dalla pubblicità, l’informazione si è fatta terrorifica. Il lupo cattivo è sempre in agguato, e il lupo del giorno è la malattia, anzi no, l’epidemia. Tranquillo però, sei in buone mani, c’è chi si preoccupa di difenderti. Già. Difenderti.
Torno a guardare tutti questi articoli e rimpiango il giorno in cui di vaccinazioni non sapevo niente.
Ma poi il tempo di portare il mio cucciolo a fare la punturina è arrivato.
Ancora me la ricordo la prima, innocente e legittimissima domanda:
“Prego, firmi qui”
“Qui dove? Cos’è esattamente che sto firmando?”
Una liberatoria. Un’assunzione di responsabilità. Il consenso informato all’atto medico a cui, volontariamente, stavo sottoponendo la mia creatura.
“Scusi, ma il vaccino non è obbligatorio per legge?”
“Sì, certo. Ma il consenso informato lei non lo firma quando va a fare qualsiasi esame? È la prassi.”
Eh sì, certo. Con l’unica differenza che qualunque esame io decida di fare lo faccio di mia spontanea volontà, mica è obbligatorio. Vengo informato dei rischi, ne prendo atto, firmo, esame.
Da quel primo dubbio, tesorino, si è aperta una voragine. Al momento il rapporto domande/risposte è spaventosamente sbilanciato a favore delle domande, e in rapida crescita, pure. Il problema più grosso è che non mi si fila nessuno. E non sono l’unica eh, perché di genitori come me che si pongono legittime domande, perché si rifiutano di prendere alla leggera la situazione, ce ne sono tanti. Cerchiamo risposte da chi è più competente di noi in materia. Risposte, non rassicurazioni.
Che ci vuoi fare tesorino, la mamma non si riesce proprio a convincere che prendere una medicina sia come buttar giù una sorsata d’acqua fresca.
Che poi oggi pure l’acqua fresca pare faccia male. Vabbé.
Ma del resto lo ammettono pure quelli con la laurea che ogni farmaco ha dei potenziali effetti collaterali, che vanno valutati i rischi e i benefici, sono mica caramelle.
Però i vaccini no. La tv dice che i vaccini sono sicuri. Tranne ovviamente per tutto quello che sta scritto sui “bugiardini”, ma quelli, al centro vaccinale, se solo chiedi di vederli o addirittura avere il tempo di leggerli fanno certe facce storte. Già.
“Firmi il consenso informato, prego.”
“Il consenso passi pure, ma informato di che, mi scusi?”
Comunque, dopo che hai firmato, la responsabilità è tua. E se qualcosa va storto, dimostrare il nesso di causalità con la somministrazione del vaccino non è cosa da poco, soprattutto se la presunta reazione avversa non si verifica immediatamente. Più si allarga questa finestra temporale, più vedersi riconosciuta la correlazione con la vaccinazione è impresa titanica. Lo raccontano tutti quelli che in questo limbo ci sono finiti, e ci sono ancora dentro, per la vita. Purtroppo, qualcuno di questi “numeri” che non rientrano in nessuna statistica, l’ho conosciuto personalmente. Non sono figure mitologiche, esistono.
Sai tesorino che ho scoperto che i vaccini obbligatori, finora, in Italia sono quattro? E che per farti soffrire di meno per la bua te li fanno tutti in una punturina sola? Solo che dentro quella dose di punturina di vaccini ce ne stanno sei. Si chiama esavalente.
“Perché sei, scusi? Io voglio fare solo quelli per cui esiste l’obbligo”
“Pensi signora, lo protegge da sei malattie invece che quattro, non è meglio? E’ pure gratis”.
Tesorino, mamma è strana. Mamma il 3×2 al supermercato non se lo fila, se ha bisogno di una confezione di yogurt ne compra una, invece che due. Che poi in frigo scadono e le altre confezioni mi tocca buttarle. Sai che affare.
Scherzi a parte, richiedere i vaccini singoli è un’altra impresa, è complicatissimo, qualcuno c’è invecchiato aspettando.
Se poi vai a vedere quali sono questi vaccini obbligatori, giusto ancora un paio di domandine te le fai. Uno è il vaccino contro il tetano, che non è neanche una malattia che si contagia da individuo a individuo, ma comunque; ancora mi chiedo come se lo dovrebbe prendere un bambino che a tre mesi sta nella culla. Non sarebbe più logico aspettare almeno di farlo gattonare prima di mandarlo in mezzo alla terra tra letame e chiodi appuntiti?
Poi ci sarebbe l’anti epatite B. Una malattia non proprio comune, che si trasmette con scambio di liquidi organici, sangue, sperma, secrezioni vaginali. Un bel rapporto sessuale a tre mesi vuoi che non si possa verificare? E su, dai.
A poi c’è da dire che ormai è di dominio pubblico che è frutto di una tangente all’allora ministro De Lorenzo, ma tutti fanno spallucce. Il ministro, condannato, ha mantenuto incarico e professione, e chi s’è visto s’è visto.
Di tutti quelli di cui esistono più ceppi in circolazione che vaccini in commercio neanche a parlarne, anche perché per quanto si affannino questi poveretti delle case farmaceutiche non riusciranno mai a debellarli tutti, visto che disgraziatamente pare che questi schifosissimi piccoli rompiscatole si ostinino a mutare, sembra sia parte della loro naturale evoluzione, dicono. Ma non sarebbe tanto più utile una bella immunità aspecifica, un bel sistema immunitario robusto e in grado di affrontarli e sconfiggerli tutti quando si presentano? Siamo sicuri che tutti questi bombardamenti precoci invece non lo danneggino il sistema immunitario? Perché è proprio quello che tanti medici e ricercatori si ostinano a domandarsi, rischiando anche di rimetterci il posto.
Adesso dicono che si passerà a dodici obbligatori tutti insieme, a no, dietro front, dieci obbligatori più altri quattro raccomandati. Se vige la stessa regola che ogni quattro te ne regalano due…
Ad ogni modo, decine di dosi, contando i richiami, al momento previsti fino a sedici anni. Ovviamente non esiste alcuno studio su come potrebbe reagire l’organismo di un esserino così piccolo a dieci inoculazioni tutte insieme, né a breve, né a medio, né a lungo termine. Qualcuno sottolinea che è perché l’Italia è all’avanguardia. Ti guardo un attimo, così, di sfuggita, tesorino, e per una frazione di secondo ti si sovrappone l’immagine di una cavia da laboratorio, una frazione di secondo appena, poi torni tu, che giochi. Ricomincio a respirare… e a leggere.
Ma ti ci metti pure tu, con la canzoncina della vecchia fattoria? Comincio a sospettare che mi prendi in giro… c’è la pecora. Già la pecora. Come la mettiamo con la pecora e la tanto spesso citata immunità di gregge? Se ne fa un gran parlare, e a ragione, per carità. Parlano i dati, perché i dati, si sa, parlano chiaro e dicono tante cose, se si va a ben vedere. I dati dicono che l’Italia non è un paese “virtuoso” e quindi l’unica possibilità è imporre l’obbligo. Fare maggiore informazione, al pari degli altri paesi europei, qui non funzionerebbe probabilmente. Non so da dove mi arriva questa sensazione, ma ho quasi l’impressione che qualcuno mi stia valutando al di sotto della media del cittadino europeo, in quanto a intelligenza.
In effetti se vado a cercare di capire come funziona l’immunità di gregge ammetto che non mi è proprio chiaro. La percentuale che viene più spesso citata dalla tv è quella della copertura vaccinale per il morbillo, 86%, al di sotto del 95% della percentuale da raggiungere per la suddetta immunità di gregge. Ho visto qualche tabella riportata a supporto di questa evidenza, e a guardar bene i dati della copertura presi in esame si riferiscono ai bambini fino ai 24 mesi. Quindi se si considerasse la copertura vaccinale ad esempio sui bambini entro i 36 mesi la percentuale salirebbe? Perché magari alcuni genitori decidono di non vaccinare prima dei due anni, ma lo fanno comunque dopo. Del resto l’MPR è un vaccino che fino ad oggi rientrava tra i “raccomandati”, non tra gli obbligatori. A pensarci ancora meglio, l’agognato 95% sarebbe da calcolarsi sul totale della popolazione, non solo sulla popolazione pediatrica, e andrebbe calcolata tenendo conto sia dell’immunizzazione naturale di chi la malattia l’ha fatta sia di quella da vaccini, ma non esiste una simile anagrafe vaccinale da nessuna parte, a maggior ragione per la popolazione adulta, adulti che in maggioranza non sono comunque vaccinati o non fanno i richiami che garantirebbero l’immunità nel tempo. Ma quindi questa percentuale come si calcola? E poi, siamo sicuri che vaccinare quante più persone possibile sia effettivamente utile a ottenere l’immunità di gregge? Come si fa a non tener conto di tutti gli altri fattori che entrano in gioco, anche ambientali? Non so più davvero a cosa devo credere. Non ho capito se si sta parlando di una realtà oggettiva o una teoria ancora tutta da dimostrare.
Certo che l’allarme epidemia lanciato a gran voce su tutti i tg spaventa. Però non sono più in grado di capire quanto è reale. Ora è la volta del morbillo… solo qualche mese fa c’era l’allarme meningite. Era reale? Perché allora il vaccino per il meningococco, nel decreto, così come è stato appena modificato, è passato da obbligatorio a raccomandato?
Intanto comunque è dell’ultima ora che la proposta di allargare l’obbligo anche a operatori sanitari e personale scolastico non sia passata. Quindi un bambino non in regola con le vaccinazioni non potrà essere ammesso a scuola, mentre gli adulti che prestano servizio nello stesso istituto scolastico sì. Davvero, qualcosa mi sfugge. Certo che per una volta sarebbe onorevole vedere sfilare i signori politici, in prima linea a vaccinarsi, così, per dare il buon esempio. Fantascienza.
Nel frattempo, più cerco risposte, meno ne ho. In compenso aumentano le domande.
Anche perché gli esponenti della classe medica che più hanno diritto di parola a mezzo stampa risposte non ne danno, in alcuni casi piuttosto insultano chi per mancanza di conoscenza in materia, a detta loro si informa solo per sentito dire, bevendosi qualsiasi cosa circoli su internet senza facoltà di discernimento alcuno. Pecoroni insomma, con tutto il rispetto per le pecore di prima…
Ma io in piena umiltà, e scusandomi pure se disturbo, mi chiedo: i genitori che chiedono un’informazione obiettiva e non condizionata da interessi economici sui vaccini, ne hanno diritto? E se ne hanno diritto a chi dovrebbero rivolgersi? Al proprio medico di fiducia, che se in questo periodo si permettesse di fornire una informazione indipendente rischierebbe tantissimo, vedi le recenti radiazioni attuate dall’ordine dei medici nei confronti di stimati ma scomodi professionisti, oggi screditati e privati della libertà di esercitare il proprio ruolo in piena coscienza?
Un po’ di tempo fa è girata su Facebook quella che sembrerebbe una barzelletta ma che temo, con amarezza, possa non essere un fake. Un cartello nella bacheca di un ambulatorio di medicina generale recitava grossomodo così: “Cari pazienti, in allegato trovate il documento ufficiale sulle vaccinazioni. Vaccinatevi. E soprattutto non chiedetemi un parere personale a riguardo. Tengo famiglia.”
Comunque una lancia a favore dei social la devo proprio spezzare. Come tutte le cose, dipende dall’uso che se ne fa. E a me è servito a rendermi conto che di genitori come me, che cercano in ogni modo di informarsi e di essere i primi a prendersi la responsabilità di tutelare la salute propria e dei propri figli, ce ne sono tanti. E li ho conosciuti proprio attraverso dei gruppi nati su Facebook. D’un tratto mi sono sentita meno pecora nera. Inoltre esistono i siti internet di alcune associazioni, come Comilva o AsSIS, su cui è possibile trovare informazioni utili, perché il dibattito sulle vaccinazioni non è nato con la sua recente scoperta da parte dei media.
E così reperire foglietti illustrativi, dati statistici, studi scientifici non finanziati dalle stesse case farmaceutiche, sentenze legali e quant’altro è diventato un po’ più semplice.
Nei gruppi sulla rete il sapere è condiviso, il dialogo è aperto, e non solo ne fanno parte semplici genitori, non solo i genitori di bambini danneggiati o presunti tali, non solo tutti quelli a cui è saltato al naso che questo affare puzzi di soldi più che di tutela della salute pubblica, ma anche medici, avvocati, giuristi della costituzione, professionisti ognuno nel proprio settore che condividono quanto riescono a reperire, che mettono le proprie competenze al servizio di tutti, perché nella condivisione ognuno ha trovato la propria risorsa migliore, ha sentito la propria voce farsi forza. Alcune voci sono più moderate, altre meno, di sicuro tanto di tutto questo difficilmente troverà spazio nei media tradizionali. Ma a me è servito proprio ad ampliare la visione, ad accorgermi che il punto di vista non è unico. È solo dopo aver ascoltato più campane che è possibile farsi una opinione personale. Opinione personale, non verità assoluta. Tutto questo non fa affrontare a cuor leggero il momento di dover scegliere, anzi, direi che è vero il contrario.
Parte di questa moltitudine qualche giorno fa si è data appuntamento a Pesaro, per una manifestazione pacifica, senza colore politico, per chiedere a gran voce di vedersi riconosciuto il proprio diritto all’informazione e alla libertà di scelta. Venti ettari di parco pieni di gente, in rappresentanza anche di quelli che quel giorno non sarebbero potuti essere presenti. Tutto questo nel più assordante silenzio dei media nazionali. Ora mi chiedo: ma al di là del toto numeri sugli effettivi partecipanti, al di là anche della questione in particolare, vivere in uno Stato con dei mezzi di informazione che censurano una manifestazione del genere non fa almeno un po’ riflettere, e un po’, magari solo un po’, rabbrividire?
Mi rammarica vedere che tanta gente da questa vicenda non si senta sfiorata, mentre ognuno di questi bambini è il bambino di tutti. Solo qualche giorno fa, parlando con un’altra mamma, è venuto fuori il tema vaccini. Con candore ha detto che per fortuna la figlia, alle soglie dei sei anni, doveva giusto fare l’ultimo richiamo, che ormai era, come si dice da noi, “a uscire”. Quando le ho detto che il nuovo piano di vaccini ne prevede una decina e fino ai sedici anni, per il momento, che quindi era solo all’inizio, il suo viso ha cambiato colore. Semplicemente, non lo sapeva.
Guardo l’orologio. Mi rendo conto che anche stasera ho fatto tardi, mi accorgo, a dirla tutta, che dovresti essere a letto già da un po’.
E forse oggi avrei dovuto portarti al mare tesorino, insieme a tutti quelli che si stanno godendo le sacrosante, sudatissime ferie, invece di farmi sommergere da questa montagna di scartoffie.
E per un attimo mi chiedo chi me lo fa fare.
Poi ti guardo, e la risposta ce l’ho lì, sotto i miei occhi. Mi stai guardando e tra uno sbadiglio e l’altro, sorridi.
E se poi domani, quando saremo chiamati dall’ASL per le tue vaccinazioni, magari per la paura di scegliere la strada meno battuta, o forse per dare ascolto a tua nonna che ha già minacciato di radiarmi dall’albo di famiglia in più di un’occasione, o magari ancora perché il diritto di scegliere mi sarà in qualche modo negato… se domani, nonostante questa montagna di dubbi, decido di portarti a fare questi benedetti vaccini… e quel sorriso te lo spengo, tesorino. Te lo spengo proprio io… Io, poi, domani… che cosa mi racconto?
Una mamma con più dubbi che certezze.17
Nel polverone mediatico di questi ultimi mesi, dove non si comprende bene dove finisce l’informazione e comincia la disinformazione distribuita con polemiche e terrorismo psicologico, il Consultorio dei diritti MIF vuole affrontare l’argomento VACCINI da tre punti di vista:
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quello normativo curato dall’avvvocato FRANCESCO MURANA (clicca qui)
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l’aspetto scientifico, curato dalla farmacista VALENTINA PROVENZANO (clicca qui)
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il punto di vista di una mamma, la couselor VALENTINA PASSARIELLO (clicca qui)
VALENTINA PASSARIELLO – Viaggiatrice instancabile, lettrice incallita, appassionata di discipline energetiche e percorsi di crescita personale. Curiosa, verso tutto ciò che le consenta di ampliare i propri orizzonti.
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