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Capitolo 2: La Colombia fra colori e oscurità…

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Capitolo 2: La Colombia fra colori e oscurità…

Ho cercato di mettere ordine nella mia testa tra tutte le situazioni con cui sono venuta a contatto per restituire un’immagine fedele della Colombia e quanto è difficile mostrare la doppia faccia di quel paese che ti regala il più grande sorriso sommerso in un’immensa oscurità.
Dal verde più colorato che abbia mai visto al marrone arido dei deserti di bambini che elemosinano cercando di bloccare le auto dei turisti. Il riflesso di un mondo sporco e indifferente corre tra Il mare trasparente, l’oceano in tempesta e i fiumi che come vene attraversano una terra dal cuore solitario.
PH Antonella Strano
Osservavo e prendevo nota sulla mia anima. Interiorizzavo tutto ma non riuscivo mai a scrivere per la mole di cose che restavano intrappolate dentro facendo rumore. Ogni tanto mi venivano in mente i vicoletti di Palermo, le innumerevoli volte che ho dovuto memorizzare i nomi delle strade per non perdermi tra le chiese barocche.  Allo stesso modo ho dovuto ripercorrere centinaia di volte a differenti ore del giorno le vie delle città per scoprirne ogni volta un altro messaggio e non perdermi tra le luci abbaglianti dei colori.
PH Antonella Strano
Un pomeriggio caldissimo sul bus nuovo e affollato poiché è l’unico con aria condizionata, incontro W. poco più che ventenne arrivato dalla capitale con una chitarra, tanti sogni e pochi pesos. È molto giovane e  coraggioso, mi parla della sua voglia di creare una cooperativa per giri turistici a Cartagena e del suo piano di finanziarsi cantando in piazza. Tornai a casa con la positività delle sue speranze e un particolare calore nel cuore perché una sconosciuta mi aveva pagato il biglietto del bus (avevo la card senza credito) senza chiedermi soldi.
PH Antonella Strano
La mia casa era un hotel vecchissimo con stanzette piccole e indipendenti che davano su un grande patio dove a diverse ore del giorno si incontrava gente. Mi dedicai qualche ora a scrivere un progetto per l’università per la quale lavoravo. Volevano a tutti i costi che trovassi un modo per fare studiare gli studenti all’estero con borse di studio dato che non potevano permettersi di partire senza soldi. Quella stessa sera decisi di uscire a fare due passi a Getsmani, primo quartiere popolare della città, fatto di ostelli, locali ma anche case tipiche dove la gente resiste e non si rassegna a una trasformazione turistica che annienta l’identità.
PH Antonella Strano
Sono in piazza della Trinidad, affollata da giovani di ogni nazionalità che bevono parlano e ridono. Rincontro W. La sua vocina è flebile nel frastuono della piazza. Riesce a guadagnare qualche pesos per dormire in ostello quella notte. Poi però mi confessa che molti soldi li spende per procurarsi la cocaina. Non è difficile trovarla, se osservi bene per qualche giorno ti rendi conto di come sia un gioco da ragazzi. Non c’è differenza tra turisti e colombiani in quel momento, costa poco e vogliono provarla.
Qualche mese dopo a Medellin un ragazzo mi disse che la droga costosa e pura va tutta sui mercati nordamericani ed europei e che quella che resta in
Colombia è pessima dunque economica.
I compratori più avidi sono proprio all’estero e la rete di complicità per farla arrivare si estende a livello internazionale con l’aiuto delle mafie. La
questione era troppo complessa ed ero risoluta a smontare tutti gli stereotipi. Quella notte pensavo solo a W. a perché lo faceva e se i suoi sogni avessero
resistito a quella polvere.

Leggi gli altri capitoli del reportage sulla Colombia di Lorenza Stano cliccando qui


LORENZA STRANO – Appassionata di giornalismo e viaggi, instancabile volontaria per diverse associazioni e organizzazioni locali e internazionali, Lory Strano si è lanciata dopo la triennale in comunicazione nel mondo della cooperazione internazionale. Nel 2016, anno di conseguimento della laurea magistrale in Cooperazione e Sviluppo, è passata dal lavorare per una Ong ambientalista in Spagna a fare la ricercatrice per una università in Sud America. L’ultima tappa è stata la Colombia,  da dove racconta l’esperienza di una siciliana alle prese col mondo dei diritti umani in un paese lacerato dal conflitto e con tutte le carte in regole per fare la storia con il processo di pace.

 

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