Io resto a casa: e quando la casa è teatro di violenza?
Io resto a casa, noi restiamo a casa, restate a casa!!
Questo è quello che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha disposto con il D.p.c.m. “Iorestoacasa” valido su tutto il territorio nazionale.
Questo è il messaggio lanciato dal Sistema Sanitario Nazionale ai cittadini italiani, quale strumento principale per contenere il contagio del Covid 19.
Questo è lo slogan che riecheggia in tutti i canali tv e su tutti i social network.
In questo momento storico si può uscire solo per andare al lavoro o per ragioni di salute o per altre necessità quali, per esempio, l’acquisto di beni di prima necessità.
La casa è l’unico posto sicuro e lo spazio domestico è diventato, per tutti, luogo di incontro e di lavoro, il luogo dove pratichiamo i nostri hobby e ove pratichiamo i nostri sport: è diventato il luogo dove tutti abbiamo trasferito le abitudini della vita che eravamo soliti svolgere all’esterno delle mura domestiche.
Ma non per tutti è così!!!
C’è chi nella parola “casa” non vede sicurezza, conforto e piacevole quotidianità.
Se la quarantena è un sacrificio per tutti, lo è, ancora di più, per le donne vittime di violenze domestiche, costrette a una convivenza h 24 con mariti e compagni che le maltrattano, le picchiano, le umiliano, spesso anche davanti ai loro figli.
Per queste donne questi giorni sono più difficili che mai.
Il delicato, quanto spregevole, fenomeno della violenza sulle donne non conosce limiti o quarantene.
Il Covid-19 ha stravolto la vita di tutti. Le donne che, però, sono vittime di maltrattamenti domestici vedono così amplificata l’enorme problematica che sono costrette a fronteggiare quotidianamente, e sono destinate a pagare maggiormente le conseguenze negative dell’epidemia che costringe vittime e carnefici alla convivenza forzata 24 ore su 24.
Stiamo vivendo un momento in cui anche il soccorso e l’intervento delle forze dell’ordine è condizionato dalle misure per contrastare l’epidemia di Covid-19, il supporto alle donne vittime di violenza è quanto mai importante.
Durante la reclusione forzata, le donne sono esposte a un maggior controllo da parte dell’autore di maltrattamenti, innalzando il rischio per la loro incolumità.
L’isolamento è una delle forme principali attraverso cui si manifesta la violenza domestica.
Spesso, per le donne che la subiscono, l’unico momento disponibile per contattare i servizi a cui chiedere aiutoè quello in cui i partner violenti sono fuori casa.
Quali sono gli strumenti che queste donne hanno a disposizione per chiedere aiuto?
La violenza è uno stato di necessità, e per questo è assolutamente consentito uscire di casa per recarsi dalle forze dell’ordine e denunciare il proprio maltrattante, riferendo al partner di dover andare a fare la spesa, piuttosto che a gettare la spazzatura.
E’ sufficiente una telefonata ai numeri predisposti: la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha appositamente creato la linea telefonica di cui al numero 1522 (HELP LINE VIOLENZA E STALKING) numero gratuito attivo 24 h su 24.
#andratuttobene
Si precisa che questo è solo un aspetto di un problema più ampio, che tratteremo nella sua interezza negli approfondimenti successivi. Prosegui la lettura con il prossimo articolo cliccando qui
Questo dossier multidisciplinare è realizzato con il contributo dell’UNIONE BUDDHISTA ITALIANA
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